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Quando io ero piccolo nasce su facebook grazie ad una felice intuizione di Alberto Giarrizzo, condividere con altri i ricordi dell’infanzia...

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Giovanni Maria Bosis


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Annie Leonard torna sull’argomento dell’impatto delle aziende sull’ambiente. Questa volta ci spiega quali sono i rischi dell’ultima trovata delle multinazionali per continuare ad inquinare facendo credere il contrario.

Annie Leonard

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Lettere dalla Kirghisia

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Silvano Agosti | L'immagine | 138 | Euro 10,00 | Letta 5741 volte
Copertina del libro

Un consiglio, una lettura da percorrere ed un’esperienza da provare.

Una poesia lunga lunga 144 pagine. Lettere scritte da un paese lontano, un paese felice, un paese “basato sul buonsenso e non sul petrolio”. In Kirghisia le persone lavorano solo tre ore al giorno così che possano dedicare tutto il restante tempo a loro stessi, alla vita: in questo modo si lavora meglio, si evitano ansia e stress e si è più produttivi. In Kirghisia gli anziani hanno ingresso privilegiato e gratuito nei cinema e nei teatri, non pagano i trasporti ed hanno a loro disposizione un piccolo terreno da coltivare. In kirghisia i bambini non devono passare ore seduti all’interno di grigi edifici scolastici, ma fino ai 18 anni sono liberi di giocare (“perché chi gioca fino a 18 anni poi non smetterà più”), ed è il gioco il mezzo con cui scoprono il mondo, imparando in maniera naturale a seconda dei loro desideri. In kirghisia ad ogni ragazzo che compie 18 anni viene regalata una casa in cui può crearsi una propria vita sociale indipendente ed ognuno ha diritto ad un pasto gratuito al giorno.

In Kirghisia chi ha voglia di fare l’amore porta un fiorellino azzurro, così che l’amore non generi ipocrisia, incomprensioni e imbarazzi. In Kirghisia non esistono guerre, non esistono armi, e i rappresentanti politici sono tali per volontariato. In Kirghisia non è necessaria una Costituzione scritta perché tutti la conoscono a memoria: “Al centro di ogni iniziativa, l’attenzione dello Stato e dei cittadini va innanzi tutto all’essere umano”.

Da questo meraviglioso paese l’autore manda lettere tanto semplici quanto ricche. Con poche parole, scritte a grandi caratteri come nei libri per i bambini, veniamo messi di fronte all’assurdità del nostro modo di vivere, alla sua disumanità, ingabbiati come siamo dalla fretta, dal falso bisogno di profitto, dal troppo lavoro. E cosa ci resta a fine giornata? La stanchezza, la noia, il disinteresse, l’insoddisfazione. Ci limitiamo ad esistere quando potremmo vivere. Un sogno? Un’utopia? Forse basterebbe rendersi conto che l’essere umano è la più straordinaria e preziosa delle creature, forse basterebbe quest’unica consapevolezza per esigere una vita migliore, una vita veramente libera e felice.

Alcuni dicono che queste lettere sono troppo poco concrete, troppo lontane dalla realtà. Ma la realtà è che abbiamo una vita sola, una soltanto, ed è stupido decidere di non sfruttarla al meglio, fino all’ultimo respiro. L’autore? Silvano Agosti. Un essere umano. Come me. Come te. Come tutti.

O meglio, fortunatamente, un errore del sistema.

Laura Isacco da Qui Lecco Libera

Il discorso tipico dello schiavo (Silvano Agosti):



D'amore si vive (Silvano Agosti):



 

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