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Quando io ero piccolo nasce su facebook grazie ad una felice intuizione di Alberto Giarrizzo, condividere con altri i ricordi dell’infanzia...

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Giovanni Maria Bosis


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Annie Leonard torna sull’argomento dell’impatto delle aziende sull’ambiente. Questa volta ci spiega quali sono i rischi dell’ultima trovata delle multinazionali per continuare ad inquinare facendo credere il contrario.

Annie Leonard

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Eco-detersivi: lavare senza inquinare, ora si può in tutta Italia

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Italia il 06-05-2008 | da redazione | Letta 4134 volte
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Perché inquinare e sprecare se si può risparmiare tutelando l’ambiente? Sono sempre di più i supermercati che hanno appreso la lezione e si sono dotati di distributori di detersivi alla spina. I vantaggi sono molti. Innanzitutto il consumatore compra una sola volta per tutte il contenitore, rigorosamente biodegradabile (con i detersivi tradizionali, quando si acquista una nuova confezione nel prezzo è incluso inevitabilmente anche il costo del flacone). Riciclare i contenitori non solo fa risparmiare in termini di sonante moneta, ma anche di inquinamento: da quando l’iniziativa ha preso il via, oltre 38mila sono le confezioni risparmiate, poco meno di 2,3 tonnellate di plastica.
Le catene più impegnate su questo fronte sono Coop, Auchan e Crai. Qui si possono trovare detersivi liquidi, ammorbidenti, detersivo per piatti e per lavatrice.

 

Ma c’è chi ha fatto di più: dall'incontro tra mondo Equo e Solidale e l'Organizzazione non governativa brasiliana Assema, è nato il progetto Lympha. Lo spirito è quello di fornire sostegno alle comunità rurali del Maranhão instaurando un rapporto commerciale tra Mondo Solidale ed una delle Cooperative associate ad Assema, la Cooperativa Coppalj, che produce un olio biologico estratto dal cocco babaçú per il quale è stato chiesto e pagato il prezzo di 3 dollari Usa al chilogrammo. Questo olio costituisce la materia prima per la produzione di olii essenziali e detersivi solidali, ecologici e non testati su animali.
Infatti tutti i prodotti della linea Lympha sono certificati con il marchio Aiab-Icea. Questa certificazione garantisce non solo la biodegradabilità del prodotto ma anche l’origine vegetale di tutte le sostanza utilizzate.
Sia l’olio di cocco babassù che gli olii essenziali provenienti da Phalada sono certificati biologici. Inoltre il prodotto risulta biodegradabile secondo due criteri: biodegradabilità rapida (biodegradabilità aerobica) e biodegradabilità di lunga durata (biodegradabilità anaerobica).
La riduzione dell’impatto ambientale (tossicità acquatica, effetti a lungo termine sugli organismi acquatici) è stata calcolata attraverso il metodo del Volume Critico di diluizione (VCDTOX) secondo i criteri Ecolabel (DC 2003/31/CE).
I detersivi di maggior utilizzo sono stati pensati, oltre che nella confezione classica, anche in taniche da 5 litri e in contenitore da 20 litri per essere commercializzati sfusi.

 

I prodotti Lympha sono reperibili in tutta Italia nelle botteghe del commercio equo e solidale in elenco.

 

Il valore ambientale della proposta è evidente. Per meglio comprenderne anche il valore sociale, bisogna sapere che il cocco Babaçú è considerato “la pianta della vita” perché garantisce la sussistenza di milioni di persone che vivono nella regione. Tutte le parti dell’albero hanno un valore economico: il fusto e gli archi fogliari servono per la costruzione e copertura delle case rurali, le fibre per la fabbricazione di oggetti in vimini, le foglie per concimare i campi, ma è soprattutto il frutto che rappresenta la più grande risorsa perché se ne ricavano importanti sostanze per l’alimentazione umana ed animale e serve per la produzione del carbone vegetale.
Purtroppo con l’apertura della rete autostradale trans-amazzonica è iniziata la distruzione sistematica della foresta con la concessione di terreni alle grandi aziende di allevamento di bestiame. Solo tra il 1967 e il 1984, ben 1,35 milioni di ettari di foresta di babassù sono stati occupati da queste nuove aziende.
Ne è derivato non solo la distruzione di un sistema ecologico, ma altresì il peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni indigene la cui sussistenza è legata all’utilizzo dei prodotti della foresta.
Per garantire alle famiglie rurali la permanenza su queste terre, e impedirne l’esodo verso le città, le organizzazioni contadine da anni lottano per il libero accesso alle palme che si trovano nelle terre pubbliche e private.
Da questa lotta si è già ottenuto in alcuni municipi dello Stato del Maranhão l’approvazione della legge "Babaçú livre” che non solo garantisce il libero accesso alla raccolta dei frutti, ma proibisce il taglio degli alberi e dei caschi di cocco e l’uso di erbicidi.

 

(buonaidea)

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